Patrizia Di Monte e Ignacio Grávalos saranno uno dei 20 progettisti invitati al Padiglione Italia della 15ª Biennale di Architettura di Venezia 2016. Verranno esposti i 32 progetti di rigenerazione urbana del programma estonoesunsolar. Oggi la cerimonia di inaugurazione, con la presenza di Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Paolo Barattta, presidente della Biennale di Venezia, Alejandro Aravena, commissario XV Biennale Architettura di Venezia, Federica Galloni, commissario del Padiglione Italia e direttore generale Arte Architettura Contemporanea e periferie urbane e TAM associati, team curatoriale.
“TAKING CARE, Progettare per il bene comune / Designing for the common good” è il titolo del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2016. Architettura come servizio alla comunità, cura degli individui, degli spazi, dei luoghi, dei principi e delle risorse. Per un’architettura che faccia la differenza, secondo il proposito di TAMassociati, il team curatoriale di questa edizione del Padiglione, composto da Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Simone Sfriso.Un’architettura partecipata e intelligente, in grado di scardinare gli status quo e di immaginare un futuro migliore. Un progetto proposto alla Biennale Architettura 2016 con l’intenzione di radicarsi e riprodursi al di fuori di essa, per generare una nuova consapevolezza civica. Un’architettura al servizio del bene comune sociale, baluardo contro le frontiere create da marginalità ed esclusione. “Le periferie sono la vera sfida del XXI secolo, luoghi in cui vive, lavora e sogna la grande maggioranza degli abitanti delle nostre città. Organizzare questi spazi, connetterli ai grandi flussi metropolitani rispettandone le identità, restituire loro bellezza e armonia è il grande ruolo che gioca l’architettura in questo contesto” dichiara Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.Il tema della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia – scelto dal Direttore artistico Alejandro Aravena – indaga la necessità di coniugare l’architettura con la qualità della vita delle persone. Questo è avvalorato da Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, che dice: “Abbiamo temuto che l’architettura rischiasse di non avere altre alternative, oltre a quella della realizzazione di interventi spettacolari o di bricolage. Questa Biennale vuol dirci che l’architettura è partecipe di una grande finalità: dar forma allo spazio comune.”Le periferie, territori in continua trasformazione e aperti alla sperimentazione, affrontano i cambiamenti della contemporaneità. Ma la cultura può fare molto per le periferie, in particolare nella missione della DGAAP, che vede tra i suoi compiti proprio la promozione di politiche culturali volte a sostenere processi virtuosi di riqualificazione. Federica Galloni, a capo della Direzione generale Arte, Architettura contemporanee e Periferie urbane, sottolinea: “Al di là degli interventi specificatamente urbanistici o di politica sociale sulle periferie, l’architettura può e deve fare molto: è questa la principale missione della Direzione generale che vede tra le sue azioni la promozione della qualità del progetto di architettura e di politiche culturali volte a sostenere processi virtuosi di riqualificazione”.Un tema – quello dell’“avere cura” – che vuole essere una prova tangibile di come l’architettura possa contribuire a diffondere e rendere efficaci i principi di cultura, socialità, partecipazione, salute, integrazione, legalità in qualsiasi luogo e a qualsiasi scala.All’interno del Padiglione Italia, 20 progetti di studi italiani in cui si evidenziano molteplici approcci, varietà di attori, pluralità di obiettivi dei lavori svolti. La selezione spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto tra una committenza variegata (pubblica, privata, associativa, civica) e un’architettura parte attiva nel processo di partecipazione e condivisione. Quindi, il percorso espositivo si apre a una rassegna di scatti fotografici che diano forma visibile all’idea di bene comune in Italia. Infine si sviluppa in una sperimentazione sul campo e in un esplicito invito all’azione. Nel Padiglione verranno presentati 5 progetti inediti di realizzazioni assegnate ad altrettante associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche del nostro Paese, 5 artefatti personalizzati in un lavoro congiunto tra progettisti e associazioni, che porteranno – in un progetto complessivo di sussidiarietà sociale -, qualità, bellezza e diritti laddove manchino o risultino limitati.“Desideriamo un’architettura che sia motore di nuove visioni, potente mezzo comunicante, strumento attraverso cui le tante periferie dell’abitare possano rivendicare diritti, progresso, opportunità, inclusione”, spiega il team di TAMassociati. Progetti come strumenti per agire nelle periferie e nelle zone di degrado, ausili per azioni di impatto sociale, presidi per l’appropriazione dello spazio collettivo, modelli per la cura e lo sviluppo delle risorse umane e ambientali, supporti alle politiche pubbliche di riqualificazione. Per rendere efficaci queste azioni, gli oggetti saranno finanziati con una raccolta di sponsorizzazioni private e una campagna di crowdfunding lanciata in occasione dell’inaugurazione della mostra.L’allestimento di TAKING CARE avviene all’insegna del ‘low-cost’, privilegiando la riduzione del superfluo e la creazione di valore aggiunto, ottimizzando costi, efficienza e riuso.