Lugar | Carloforte, Sardegna, Italia |
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Fecha | 2022 |
Clientes | Ministero Cultura Italiano MIBACT |
Un luogo contiene due dimensioni: una si riferisce allo spazio come ambiente, sia naturale che antropico, l’altra si relaziona ai flussi, agli incontri, alle narrazioni e i desideri che si svolgono in esso. Una comunitá si mostra radicata a un territorio nella misura in cui ha saputo interpretarlo, producendo ancoraggi tra luogo e memoria, trasmutandolo in un nuovo paesaggio interiore. Con il progetto Tunea é stata esplorata la dialettica tra i due dei grandi protagonisti dell’ antica tonnara: gli artigiani e il tonno. Entrambi col tempo hanno intrecciato uno spazio emotivo attraverso le loro numerose interazioni. Il territorio, in questa prospettiva, è costituito da innumerevoli tracce che hanno caratterizzato la vita quotidiana e in cui le reti dei pescatori assumono un ruolo simbolico nell’immaginario collettivo.
Attraverso laboratori e workshop sono stati indagati questi due universi coesistenti, quello animale e quello antropico. La proposta per la riapertura degli spazi dismessi, é tesa alla realizzazione di un luogo ispirato allo “spazio dei tonni”, relativo a quello spazio creato tra le reti che si estendono nel mare e lungo i fondale e che solo i tonni hanno il privilegio di abitare, proponendo un ribaltamento dei ruoli. Questa duplice condizione, viene materializzata da una serie di reti galleggianti, costituendo un luogo di nuova identità, di relazioni comuni, uno spazio dal quale guardare il mare con la prospettiva del “cielo sopra le reti” dei tonni, al contempo che si percepisce, anch’esso fluttuante, il tempo degli artigiani. La proposta di intervento ruota attorno al deposito esistente nella vecchia tonnara, interpretando una duplice condizione limite, per la sua posizione strategica tra terra e mare, per la sua natura galleggiante, essendo elevata tra la terraferma e il cielo.
Laboratori, derive e workshop.
Un primo laboratorio di co-design, ha offerto ai partecipanti la possibilitá di poter finalmente rientrare negli spazi dell’ antica tonnara abbandonata, grazie alla deriva specialmente organizzata per percepirla con un’ ottica diversa, prevedendo l’ approccio da un percorso immerso nella macchia mediterránea, che ha poi permesso di attraversare la spiaggia e finalmente accedere alla tonnara infondendo in tuti i “flaneurs” un effetto di grande sorpresa. Durante la deriva é stato distribuito un quaderno ai partecipanti chiedendo loro di descrivere le emozioni e le sensazioni attraverso tecniche diverse, disegni, stesura di un racconto o scrittura di parole emerse dai ricordi di quegli spazi. Le successive giornate organizzate presso il Muma e presso l’ ExMé hanno visto lo sviluppo del laboratorio con una raccolta di materiale storico, ritagli di giornali, foto, video, voci ed eco, e posteriormente una mesa in comune di idee e di codesign di possibili usi futuri.
L’ ultima giornata del laboratorio é stata disegnata per permettere ai partecipanti di accedere alla Tonnara Piam per imparare dal Raís un approccio allá manualitá a manipolare le reti. Il momento di apertura ed estensione delle reti é stato per tutti un’ esperienza molto intensa proprio perché ha permesso la riconnessione della memoria con le attivitá che quotidianamente vengono realizzate in quei luoghi, e che nessuno dei partecipanti aveva mai avuto possibilitá di realizzare. Le luci, l’ eco del mare e delle voci dei tonnaroti, gli odori, la gestualitá dei movimenti hanno generato un legame che permarrá nel tempo nella memoria sia del luogo sia di chi ci ha accompagnato durante il laboratorio.
Co-DesignTra la proposte espresse emergono quella di un cohousing, un centro di formazione per giovani e che finalmente possa un giorno diventare un museo. A questo proposito é emersa la possibilitá di raccogliere i documenti, le registrazioni delle voci e i video e di realizzare dei codici QR da situare in vari punti della tonnara abbandonata per poter accedere al materiale online. Da ció emerge la proposta di installare sulla parte superiore della torretta il lettering proprio con questa frase emersa: «questo non è un museo» a modo di invito che in un prossimo futuro possa diventarlo.
Finalmente tra le idee piú iconiche, quella di trasforamre gli spazi esterni dell’ antica tonnara per accogliere un pranzo all’ aperto durante le giornate del girotonno. Ë per questo che sono stati disegnati dei moduli temporanei che ospitano a volte di tavoli, altre delle amache, o semplicemente delle pareti di protezione, costruite con le antiche reti di tonnara. I moduli, facilmente smontabili, a fine festival potranno essere ripristinati nella piazza dei Baruffi per riportare le storie della tonnara in una ubicazione centrale di Carloforte, altre volte potranno essere posizionati lungo il molo ad aspettare i turisti che approdano ed offire un punto panoramico al fresco.
Ignacio Grávalos | Patrizia Di Monte
Gravalosdimonte per Tunéa – U boot
photo credits: Alessandro Toscano, Francesco Rosso, Gravalosdimonte